Ci sono film che sono fatti per parlare al pubblico, e ci sono film fatti per parlare agli amanti del cinema.
E poi c’è “Beau ha paura”, di Ari Aster, che è un film fatto per parlare a quelli che il cinema lo fanno, e che parla di come potrebbe essere il cinema del futuro.
Facciamo un po’ di ordine:
(Se hai visto il film e vuoi sapere la mia interpretazione del finale vai qui)
3 motivi per cui dovreste andare al cinema a vedere Beau ha paura
1. Perchè la prima ora è spaziale
In un’intervista degli anni ’90, Spielberg diceva che le sue trame erano avvincenti perché costruite secondo il principio – semplicissimo – del “dalla padella alla brace, e dalla brace all’inferno“: più i suoi personaggi cercano di risolvere la situazione in cui sono e più la situazione si complica, rendendo il tutto surreale.
E la prima ora e mezza di “Beau ha paura” è proprio così, il povero Beau si trova in una versione rivista e aggiornata di After Hours (1985) di Martin Scorsese, in cui la trama è un susseguirsi di tragedie, ma con una vena comica che rende il tutto surreale, facendoti sentire quasi in colpa per la Schadenfreude che provi nei confronti del personaggio.
2. Perchè è strapieno di buone idee
Le buone idee in questo film sono sparse dappertutto, movimenti di camera spintissimi (l’uso del dolly in due occasioni mi ha lasciato a bocca aperta), l’uso inaspettato del sonoro, le luci, i colori, le inquadrature elegantissime ma sempre al servizio dell’azione.
3. Perchè è uno di quei film che non ti dimentichi
Con così tante produzioni dimenticabili, alcune scene di Beau ha paura vi accompagneranno per tutta la vita. Sicuramente entrerete in qualunque soffitta con un fare decisamente più circospetto.
BONUS: è la versione riuscita di Joker
Non sto scherzando, la prima parte è il Joker, per come avrei voluto che fosse. (cosa penso del Joker di Phillips ne ho parlato qui).
3 motivi per cui NON dovreste andare al cinema a vedere Beau ha paura
1. La durata
Togliamoci subito il sasso dalla scarpa: la più grande pecca di questo film è l’ambiziosa (e totalmente ingiustificata) durata di tre ore. Più che un film un sequestro di persona.
Se una volta tale durata era riservata ad autori rodati, che avessero dimostrato di saper gestire prodotti più maneggevoli, oggi sembra invece imposta dalle case di produzione a chiunque.
Entrate cenati, e passate dal bagno prima, perchè tre ore sono lunghissime.
2. Non è un horror
Beau ha paura non è propriamente un horror (anche se ha diverse linee in comune con il trend del Body Horror e il Titane di Julia Ducournau (ne ho parlato qui), visto che il nostro povero Phoenix viene qua e là pugnalato e investito da autobus (non in quest’ordine). Perchè dovrebbe essere un problema? Perchè abbiamo imparato a conoscere Ari Aster con l’horror, e invece questa è a momenti una commedia, a momenti ambisce ad essere una tragedia.
3. Tutte le buone idee vanno a discapito della trama
È proprio così. Le buone idee di cui sopra vanno totalmente a discapito della trama. Questo non è un film fatto per essere guardato, è un film fatto per essere smontato.
(Trento, 1983) Content creator, primo tiktoker italiano a parlare di cinema. Sceneggiatore ed esperto di storytelling. Ha pubblicato due romanzi grafici: “La principessa che amava i film horror”, e “The moneyman”, una biografia di Walt Disney a fumetti. Quest’ultimo è pubblicato in quattro Paesi. Laureato in Scienze della Comunicazione e diplomato in Book Publishing Strategies a Yale.
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